Un recente studio archeologico ha rivoluzionato le conoscenze sul commercio dell’avorio nella Levante meridionale, svelando che gran parte di questo prezioso materiale non proveniva dall’Egitto come si pensava comunemente, bensì dal commercio nubiano. Questa scoperta, frutto di analisi isotopiche e ricerche sul campo, ribalta le tradizionali interpretazioni storiche e apre nuove prospettive sulle rotte commerciali antiche fra Africa e Medio Oriente.
Per anni, gli studiosi avevano attribuito all’Egitto il ruolo dominante nel commercio di avorio verso le regioni del Levante meridionale durante l’età del Ferro. Le nuove evidenze, invece, mostrano come la Nubia, regione situata a sud dell’Egitto, fosse il fulcro di una vasta rete di scambi che anticipava e forse superava quelle egiziane per quantità e qualità dell’avorio esportato. Attraverso modernissime tecniche di datazione e caratterizzazione chimico-fisica dei reperti, è stato possibile identificare con precisione la provenienza delle zanne d’elefante utilizzate per la creazione di ornamenti, strumenti e statuette ritrovati nei siti archeologici della regione.
Il commercio nubiano come centro nevralgico del traffico d’avorio nella Levante
Contrariamente alla lunga convinzione che l’avorio presente nei reperti del Levante provenisse dall’Egitto, le analisi hanno dimostrato che la Nubia deteneva una posizione di rilievo come principale punto di raccolta e smistamento di avorio ottenuto da elefanti africani. Questa regione, ricca di fauna elefantina, ha alimentato un commercio fiorente che coinvolgeva le comunità locali e mercanti internazionali. La posizione geografica della Nubia, situata lungo importanti vie carovaniere e fluviali, le ha consentito di fungere da ponte fra l’entroterra africano e il mondo mediterraneo.
Il riconoscimento della Nubia come origine dell’avorio ha anche importanti implicazioni per comprendere le reti di potere e influenze culturali nel Medioevo antico, poiché testimonierebbe un ruolo molto più attivo e autonomo di questo territorio africano rispetto agli imperi circostanti. I reperti, infatti, oltre a ornamenti, includono anche simboli di prestigio come il falco e la sirena in avorio, ritrovati a Selinunte, che illustrano la qualità artistica e il valore sociale attribuito a queste materie prime pregiate.
Rischi e sfide del commercio d’avorio nella storia e oggi
La storia dell’avorio è da sempre legata a vicende di grande valore culturale ma anche di sfruttamento e bracconaggio. Le scoperte recenti non solo fanno luce su antichi commerci, ma richiamano l’attenzione sulle analogie con l’attuale crisi della conservazione degli elefanti e la lotta contro il traffico illegale di avorio. Come confermato da recenti sequestri in Italia e nel mondo, il commercio illecito continua a rappresentare una minaccia significativa per le popolazioni di elefanti africani.
Far bollire alloro in casa perché conviene e a cosa serve davvero
L’Unione Europea ha intensificato nel 2021 le norme sul commercio di avorio, imponendo certificazioni stringenti anche per oggetti di antiquariato, un passo importante per contrastare il mercato nero. Tuttavia, il legame tra il passato glorioso del commercio d’avorio e le dinamiche attuali suggerisce la necessità di una maggiore consapevolezza e cooperazione internazionale per salvaguardare queste specie e i patrimoni culturali associati.
